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Perché odio Roppongi

Posted in Compagni di Viaggio, con A., con Crea, con Satiro, con Troll, Intercontinental, Japan with tags , on gennaio 8, 2009 by Lex

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Perché odio Roppongi

La serata incomincia quando dovrebbe finire: in un’izakaya; (居酒屋) dove abbiamo appena finito di mangiare. Conosciamo un giovane spagnolo appena arrivato in Giappone che poco ci mette a mostrarci i cornini e le zampe da capra.

Due satiri al tavolo possono essere deleteri: quando molti dei nostri amici già hanno chiaro nella mente il richiamo di un sonno rigenerante, un Satiro dice:
«…Oppure potremmo andare a Roppongi e continuare a bere»
E l’altro risponde:
«Mi sembre l’unica scelta logica»
É così mi trovo a sorseggiare una guinness, solo al tavolo, nel quartiere peggiore di Tokyo. Il Satiro (il nostro) balla con due paffute jamaicane, il Volgare passeggia per il locale con il suo drink in mano, lo svedese E. é impegnato a prendersi una sbronza colossale ed il satiro (l’altro) cerca di attirare l’attenzione di una giovane prostituta asiatica.

I locali di Roppongi (六本木) sono posti pessimi, all’esterno dei neri colossali cercano di tirarti dentro imponendosi fisicamente, dentro prostitute di varia etnia (ma prevalentemente asiatiche) cercano di agganciare gli stranieri più ricchi.
Sui marciapiedi di questo posto, poche ore prima io ed il Volgare veniamo fermati  da una minuscola giapponese che sembra una studentessa uscita da un manga. Curiosamente parla un’inglese comprensibile e ci invita a bere nel suo locale.
«Dipende» le dico «l’ingresso é gratis?»
e lei «no, ma ci sono donne nude giapponesi e lap dance»
«Grazie, ma non è il tipo di locale che stiamo cercando»
Ce ne stiamo già andando, quando sentiamo la sua vocina squittire:
«Perché? Siete gay?»
Ci giriamo all’unisono e la guardiamo abbastanza male, visto che lei conclude con:
«Ok, ok… Stavo scherzando» e scompare rapida tra finte tenebre segnate da insegne al neon.
Poco oltre un ragazzone nero ferma il Volgare e cerca di coinvolgerlo facendo il tipo:
«Che musica ti piace?»
«Heavy Metal!!»
«Ah.»

Così finiamo in questo pub più o meno tranquillo. La mia pinta é a metà quando il Satiro mi raggiunge al tavolo, sudato per i balli latino-americani, beve un sorso di birra al volo e prova ad invitare in pista la ragazza più femminile di una coppia di lesbiche, infine torna dalle sue jamaicane tracagnotte.

Poi la mia pinta è del tutto vuota e decido che è ora di recuperare tutti i miei compagni. Il Volgare è irrequieto perché la musica lo ha infastidito, il Satiro (il nostro) lo recuperiamo facilmente che è stanco e soddisfatto il satiro (nuovo) vuole perdersi ancora in questo mondo torbido.
Troviamo lo svedese seduto tra le due jamaicane: è  completamente sbronzo ed intenzionato a continuare. Cerchiamo di convincerlo per un po’, ma lui è quello che vive qui, l’unico di noi a parlare il giapponese percui quando ci dice:
«It’s safe here… It’s Tokyo»
ci lasciamo convincere ed usciamo a cercare un taxi.

Quando il giorno dopo lo ritroviamo é in condizioni pietose, sporco e pieno di abrasioni. La sua carta di credito è stata clonata ed usata in un paio di noti locali della Yakuza (やくざ).

Questo è il motivo per cui odio Roppongi.